-L’estate è arrivata-, pensava Michela, mentre fumava nervosamente la trentesima sigaretta della giornata.
“Dovrei portare la macchina a lavare” disse a un tratto Alessia, seduta al suo fianco mentre cercava di non perdere di vista la strada. I riflessi erano diminuiti, colpa del gin lemon di cui aveva abusato tutta la serata.
“Non è poi così sporca”, le rispose l’amica, dopo averci pensato un po’ su.
“Prova a passare il dito sul cruscotto.”
“Vabbè, ma se internamente è pulita non credo che sia così urgente portarla a lavare”.
“Si, ma non è pulita, è piena di polvere, e non posso entrarci proprio la mattina senza fare tremila starnuti”.
“Capisco…”.
Silenzio. La tensione si avvertiva dal modo in cui Michela teneva la testa bassa e cercava di evitare gli sguardi di lei. Alessia correva senza meta, cercando di prolungare un’attesa che diventava ogni minuto di più insopportabile.
Michela intanto ripensava alla telefonata che lei le aveva fatto nel pomeriggio. Era quasi un mese che non si sentivano, non per scelta sua. Ogni volta che aveva provato a squillare o telefonare Alessia non aveva avuto nessuna risposta. Eppure erano più di due anni che si vedevano tutti i giorni, che mangiavano insieme, dormivano insieme, e insieme discutevano ogni dettaglio delle loro scelte. Ma stavolta era successo qualcosa di importante, qualcosa che le avrebbe divise per sempre, lo sentiva scorrere nelle sue vene. Aveva già in mente cosa sarebbe potuto essere, ma non voleva crederci, e sperava tanto che, quando si sarebbero fermate, Alessia l’avrebbe rassicurata e le avrebbe tolto ogni dubbio.
Ma non fu così.
Il faro del porticciolo lampeggiava da lontano come a sottolineare la situazione d’emergenza. Questa volta la scelta da fare avrebbe potuto incrinare un rapporto che fino al mese prima sembrava essere perfetto, e questa volta la scelta non si sarebbe potuta discutere. C’era qualcosa da sacrificare, e ad essere sacrificata sarebbe stata la loro amicizia.
Alessia frenò all’improvviso, si capiva che non ce la faceva più ad aspettare e che aveva ripetuto mentalmente le parole da pronunciare per tutto il tragitto.
“Va bene.” Disse, mentre spegneva il motore. “ C’è qualcosa che devo dirti ma prima di farlo voglio che tu sappia che è successo tutto così in fretta che stento ancora a rendermene conto…”
Attendeva risposta. Ma non c’era stata nessuna domanda.
“Voglio essere sincera con te, e prima che tu venga a saperlo da qualcun altro voglio essere io a dirtelo…”
“Che è successo?”. Il cuore di Michela batteva così forte che sembrava volesse uscire fuori dal petto. Mille motivazioni si accavallarono repentinamente nella sua testa. Una sola cosa sperava, che non le avrebbe detto quello che temeva.
“Io e Gigi stiamo insieme…. Non credere che sia stata una cosa che ci siamo andati a cercare, è successo e basta, nessuno di noi poteva mai credere che sarebbe accaduto, ma è successo. Io ti voglio bene, lo sai, se tu dicessi solo una parola…”
Michela piangeva. -Tutto tranne questo, non può succedere a me- pensava.
“Non fare così, ti prego… Lo sapevo, sono una stronza, non avrei dovuto”.
Alessia aveva le lacrime agli occhi.
Guardava Michela mentre cercava di prevedere la reazione che avrebbe avuto, ma lei continuava a piangere, e guardava fuori dal finestrino le barche che si apprestavano a rientrare nel porto. Immobile, non riusciva a voltarsi. Come poteva guardare negli occhi l’amica che più di una volta le aveva giurato di amarla così tanto che non avrebbe potuto farla mai soffrire?
“Da quanto tempo?”, disse dopo un paio di minuti senza voltarsi.
“Sono quasi sei mesi… Abbiamo provato per un po’ di tempo a non vederci più ma non abbiamo resistito più di due settimane…”
“ Sei mesi…” ripeteva Michela ad alta voce. “ Sei mesi…”. Sorrisino isterico. “ Sono sei mesi e adesso me lo vieni a dire?” Urlò. “ Sei mesi che fingi di essere ancora la mia migliore amica e mi riempi di bugie?”. Lacrime copiose le uscivano dagli occhi.
“ Che posso farci se mi sono innamorata di lui?”
“Adesso nulla! Che vuoi farci?! Era prima che dovevi fare qualcosa! Adesso che cazzo vuoi fare? Hai fatto già abbastanza, non credi?… Io mi fidavo di te, tu eri l’unica che sapeva la verità, l’unica che sapeva che io l’amavo ancora! E che hai fatto? Me lo hai portato via… Brava! Complimenti, veramente! Sei la prima stronza a Salerno e io sono la prima idiota!” Continuava a piangere…
“Vuoi che lo lascio? Lo lascio, se questo ti fa stare bene!”
“Cosa? Lo lasci? Non c’è più niente da fare, ormai hai rovinato tutto… non potrà essere mai più come prima! Spero solo che, un giorno, qualcuno ti farà soffrire come tu stai facendo soffrire me adesso!”. Scese dall’auto, sbattendo lo sportello.
“Dove vai? Aspetta, è tardi, ti accompagno a casa!…. Michela!”
“Vaffanculo!” Camminava a passo veloce, con il solo obiettivo di allontanarsi da lì.
“Vaffanculo!”, ripeteva a voce bassa, mentre singhiozzava.
Il tepore della mite notte di giugno le riempiva i polmoni e le acquietava i pensieri. Sapeva che Alessia avrebbe provato a raggiungerla appena si fosse resa conto che se n’era andata da sola, a piedi, alle due di notte, perciò cercò un posto dove nascondersi e liberarsi di lei. Non voleva vederla. Mai più.
Si nascose, rannicchiandosi, dietro una barca in fase di ristrutturazione che affiancava la scogliera.
Quando l’auto di Alessia fu passata tirò un sospiro di sollievo. Dopo due minuti si alzò e cominciò a camminare.
Sperava tanto di incontrare qualcuno che la conoscesse, non tanto per paura di cacciarsi nei guai, quanto perché aveva voglia di sfogarsi. Si sentiva tanto sola.
- Quando sei nel bisogno non c’è mai nessuno che possa aiutarti…-
Cacciò il pacchetto di fazzoletti dalla borsa, si asciugò il viso e si soffiò il naso. Ormai non respirava quasi più, continuava a piangere e a ricordare.
C’era anche Alessia il giorno che aveva conosciuto Gigi. Stavano al Winner Garden, era una mattina di dicembre e avevano ordinato due cioccolate calde. Era stato lui stesso a portargliele, e insieme al conto aveva portato un altro fogliettino di carta che aveva messo davanti a Michela dicendo: “… e questo è il mio numero di telefono… Aspetto uno squillo”.
Erano settimane che si scambiavano sguardi, ma lui non sembrava molto interessato a lei, forse perché aveva l’atteggiamento di quello che fa il simpatico con tutte, e se scherza con te o con un’altra non fa differenza.
Evidentemente, comunque, l’aveva notata, altrimenti non le avrebbe lasciato il suo numero. Furbo però! Toccava a lei fare in modo che lui avesse il suo e Michela aspettò tre giorni prima di mandargli questo messaggio: “Ciao! Che fai? Io ascolto un po’ di radio…FARFALLINA di Luca Carboni, ti piace? Cmq questo è il mio numero. Michela.”
Lui non aveva esitato a chiamarla.
Ma dopo quella telefonata ce ne fu solo un’altra, e la promessa di un invito a cena, quando una sera Michela, parlando di lui con un amico che lo conosceva, venne a sapere che l’avevano visto in un ristorante con una ragazza. – Perciò non mi ha più chiamato!- pensò.
Lasciò passare qualche mese, in cui si erano incontrati raramente e lei era stata ovviamente fredda,poi, una mattina, lo squillò. Lui richiamò: “Pronto, chi sei?”
- Ha cancellato il mio numero!!- “ Ciao, sono Michela, ti ricordi? Sei appena passato davanti a me con la macchina e ho pensato di squillarti…”
“Ciao Michela! Scusa, ho cambiato cellulare e ho perso molti numeri…”
- La solita stronzata- pensò Michela. – L’ha cancellato perché non se ne fotte proprio di me. Peccato, era proprio il mio tipo-. Da quel momento non lo cercò più. Niente, neanche uno squillo.
Se avesse voluto cercarla lui, sapeva dove trovarla.
Una mattina, qualche settimana più tardi, si erano incontrati al Garden. Era poco che Gigi non lavorava più lì, ma era rimasto in buoni rapporti con tutti. Si salutarono affettuosamente tanto che Gigi la condusse dalla mamma presentandola come una carissima amica.
– Carissima amica?- Michela si chiedeva il perché di quella presentazione fuori luogo.
Ma nonostante la speranza di una telefonata non fosse del tutto svanita, la ragazza continuava con la sua vita di sempre, la scuola, la palestra, le uscite con le amiche, e di ragazzi continuava a conoscerne tanti. Eppure non riusciva togliersi dalla testa quegli occhioni verdi che tanto l’avevano colpita… Era come se avessero lasciato qualcosa in sospeso, come se qualcos’altro dovesse accadere.
Era ormai giugno quando si rividero di nuovo, allo stesso posto che li aveva fatti incontrare.
“ Ti trovo molto bene stasera”, le disse Gigi col suo solito fascino da adulatore.
“ Grazie, anche se in realtà sono davvero stanca, sto studiando per l’esame di stato e con questo caldo farlo mi risulta insopportabile”.
“ Dovresti uscire un po’ per distrarti, prendere un po’ d’aria, perché non mi dai il tuo numero?”
“ Te l’ho dato già una volta, perché dovrei dartelo di nuovo?”
“ E’ che ho cambiato cellulare e ho perso tutti i numeri che avevo memorizzato sul telefono…”
– Ancora cò ‘sta stronzata!- “ Vabbè, ma questa è l’ultima volta, custodiscilo con cura!”
“ Lo farò…allora… ti memorizzo Farfallina?” le chiese Gigi ridendo.
“ Come vuoi, non ho problemi”.
“ Già ho una Michela in rubrica… e poi mi piace questo nomignolo per te!”
- Si, vabbè, tanto non lo userà mai…-
“ Allora ci sentiamo, ti chiamo io.::”
“ Ok. Ci sentiamo.”
Michela non gli credeva neanche un po’. Non gli credeva sulla storia del cellulare nuovo, come non credeva che si sarebbero visti presto, e quella sera tornò a casa con quella convinzione.
E’ difficile, dopo che ti sei fatto un’opinione di una persona, poi cambiarla!
In effetti passò una settimana prima che arrivasse la telefonata di Gigi.
“ Ci vediamo stasera? Ti farà bene una boccata d’aria!”
“ Non lo so…devo studiare tantissimo domani…”
“ Non faremo tardi, promesso, anche perché c’è un problemino… Dovresti prender la tua macchina dato che ho il piede ingessato e non posso guidare, cammino con le stampelle!….. Lo so, che sfortuna, proprio adesso che riusciamo a vederci…”
– Già, che sfortuna! Chissà che non abbia trovato nessuna accompagnatrice disponibile per stasera!- “ Va bene, non c’è problema, passo a prenderti io, dimmi solo dove e a che ora”.
Quanto imbarazzo provava Michela davanti a Gigi! Era uno dei pochi ragazzi a farle questo effetto, forse perché sembrava dovesse fargli per forza una buona impressione, così, le prime volte che si erano visti, Michela cercava di pensare bene a cosa dire e a come comportarsi. Questo non le piaceva affatto. Come si può stare bene con una persona se sembra giudicarti ogni volta che apri la bocca? Colpa delle troppe storie chiuse a metà di cui Gigi sembrava circondarsi: quanta concorrenza da battere! Ma non sarebbe stato un problema, tanto Gigi avrebbe smesso di cercarla nel momento in cui si fosse tolto le stampelle, almeno così credeva Michela.
Eppure la prima sera che uscirono insieme rimasero a parlare fino alle cinque di mattina senza rendersene conto, ad ascoltare musica e a raccontarsi…Quale meraviglia quando, cambiando stazione, incapparono nella già loro canzone “Farfallina”! Certo che è strano, molti non hanno una loro canzone se prima non passano del tempo insieme, tra Gigi e Michela, invece, era cominciata proprio così, con una canzone!
– Che peccato non poterlo rivedere!- pensava Michela, mentre ripeteva il programma d’esame guardando fuori dal balcone, al di là dei monti. L’orizzonte si perdeva nella profondità del cielo e le nuvole si stagliavano tra le case lontane, e Michela sentiva di essere nient’altro che poca cosa a confronto.
Erano quattro giorni ormai che Gigi non si faceva sentire, era arrivato forse il momento di metterci una pietra sopra. – Ma come fa una vita a cambiare così tanto in così poco?- si chiedeva Michela in quei momenti. Non concepiva il fatto che stava dando importanza a qualcuno che aveva fatto parte della sua vita per – per quanto?- per così poco che neanche se lo ricordava! E invece, la cosa bella della vita è proprio questa: tutto può cambiare in un brevissimo lasso di tempo, anzi, ci vuole anche meno…
Ma proprio quando meno te l’aspetti le persone stupefacenti sono pronte a stupirti… Ecco arrivare la telefonata di Gigi, in pieno pomeriggio, in pieno Pirandello, nella completa noncuranza.
“ Posso chiamarti a casa?”
– Si vede che vuole parlare più tranquillamente-
In effetti, quarantacinque minuti di conversazione sono abbastanza cari via cellulare!
“ Allora stasera ci vediamo? Stavolta guido io!”
E così fu. A Michela non sembrava vero, – Allora gli piaccio!- pensava, e nonostante lo stress per l’esame, il caldo estivo che avanzava e i mille dubbi della situazione, non c’era giorno che non aspettava con ansia la telefonata di Gigi, anche quando sapeva che non si sarebbero potuti vedere. L’importante era sapere che lui la pensava comunque, e poi era meglio non farsi vedere troppo azzeccata all’inizio perché un tipo glorioso come Gigi avrebbe potuto stancarsi e scappare.
Così cominciò la loro storia.
– Sto ancora qua!- pensava Michela mentre continuava ad asciugarsi gli occhi e a stringere tra le mani due fazzoletti che non ricordava per quale motivo non aveva buttato via.
C’era ancora un bel pezzo di strada da fare a piedi prima di arrivare a Mercatello, eppure camminava a passo veloce senza lasciarsi distrarre dalle automobili che passavano lampeggiando o dai ragazzi che si fermavano per chiederle se avesse bisogno di un passaggio. Michela continuava ad andare avanti, senza rispondere, continuando a pensare e a morire dentro.
– Chiudi gli occhi, farfallina…- tutto le ritornava alla mente… Quanto la musica segna un momento, e, in qualche momento, uno stato d’animo!
La storia di Gigi e Michela era durata solo cinque mesi, ma erano stati mesi in cui Michela aveva imparato tante cose e si era divertita da morire. Per la prima volta in vita sua, un fidanzato come lei: aperto, solare, pieno di voglia di fare.
Un giorno però, tutto si arrestò in modo brusco.
Non era un bel periodo per Michela, il padre era stato ricoverato in ospedale per più di un mese a causa di alcuni accertamenti, e gli era stato diagnosticato un tumore al fegato. Il clima a casa sua era, come si può immaginare, pieno di tensione.
Un giorno il padre ebbe un improvviso peggioramento. Avvertiva dolori all’addome e non sapeva come farli passare. Da lì, cominciò una rapida discesa che lo condusse alla morte.
Fu una sera che Michela stava in auto con Gigi quando le arrivò la telefonata della madre dall’ospedale. Ricoverato d’urgenza.
“ Non preoccuparti, stai calma, ora ti accompagno, non pensare al peggio…” Gigi cercava di confortarla. In meno di due minuti raggiunsero l’ospedale della città. “ Non mi sembra il caso di venire. Ci sentiamo più tardi.” Le aveva detto Gigi prima di guardarla correre via, verso il pronto soccorso, come una disperata.
Fu la notte più lunga della sua vita. Quando salutò il padre, lui le strinse forte le mani, la guardò con un mezzo sorriso, come ad esprimere il suo orgoglio verso di lei e non disse una parola. Dopo alcune ore entrò in agonia e dopo poco smise di vivere.
Erano le sette e mezza del giorno seguente quando Michela, la madre e pochi parenti accorsi, lasciarono l’ospedale per adempiere agli infelici doveri che ricorrono in circostanze del genere.
Prima di salire in auto, Michela provò a chiamare Gigi, ma niente da fare, non rispose.
Due giorni dopo ci fu il funerale di suo padre, ma Gigi ancora non l’aveva chiamata. La telefonò all’ora di pranzo dello stesso giorno, scusandosi per non essersi fatto sentire prima: “ Non so mai come comportarmi in queste situazioni… Avrei voluto partecipare al funerale ma ero al lavoro… Voglio comunque che tu sappia che ti sono vicino e che se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, puoi contare su di me.”
– Tutto qui?- pensava Michela mentre ringraziava e metteva giù il telefono.
Passarono due settimane durante le quali Gigi non si fece né vedere né sentire, quando Alessia decise che era arrivato il momento di far uscire un po’ la sua amica. “ Solo una boccata d’aria in centro, poi ci ritiriamo” le aveva detto per convincerla, a Michela aveva accettato, anche se le aveva detto che quella serata sarebbe stata un disastro.
Non faceva altro che pensare a Gigi, e a chiedersi perché non aveva mostrato uno straccio d’interesse per lei. E destreggiandosi tra i suoi ricordi, si rese conto che effettivamente, Gigi non le aveva mai promesso nulla, o quantomeno non aveva mai detto di amarla.
Forse non era stata una buona idea uscire.
In effetti, l’atmosfera non era delle migliori, e l’umore di Michela era visibilmente a terra. Stavano passeggiando per via Roma quando videro Gigi con un amico, ubriaco, che si finiva il suo angelo azzurro con indifferenza. Appena li vide Michela partì diretta: “Buonasera!” .
Gigi si girò di scatto.“ Ciao farfallina, come stai?” le disse, abbracciandola.
“ Sinceramente mi aspettavo una tua telefonata…”
Gigi era rimasto un po’ sorpreso, e cercando di abbozzare un sorriso rispose: “ Avrei voluto, ma ho avuto anch’io dei problemi e, sai, in alcuni momenti non si sa mai cosa fare…”
“ Infatti…” un’amara delusione si leggeva negli occhi di Michela. Sul volto di Gigi solamente imbarazzo. “ Buona serata”, tagliò corto, allontanandosi, mentre Gigi diceva che presto l’avrebbe chiamata.
“ Assurdo!” diceva Alessia mentre tornavano a casa. “ Come ha potuto comportarsi così, lui, che è stata la persona che più ha condiviso con te il tuo dolore?…lascia perdere, non ci pensare, fa schifo!”
E forse avrebbe voluto aggiungere – Non ti merita! E’ come tutti gli altri!- e via di seguito, ma Michela bloccò il discorso sul nascere dicendo semplicemente “ Non ho voglia di pensare a lui adesso”.
Come avrebbe potuto? Dolore su dolore, è proprio vero che le brutte notizie e i problemi non vengono mai uno alla volta.
Quei mesi furono mesi duri per Michela. La situazione a casa non era facile. Si usciva tutte le sere per non pensare, e tutte le sere si beveva.
Michela aveva conosciuto un ragazzo davvero simpatico, Enzo, che aveva cominciato a frequentare. A volte usciva pure Alessia e un altro amico, e la serata passava tra una birra e l’altra. La situazione era piacevole e le due ragazze insieme si divertivano parecchio. Le tre regole per trascorrere una serata al massimo erano per loro tre: una sana ballata, una sana bevuta, una sana scopata! Non facevano altro che ripetersele anche se la realtà, molto spesso, era ben lontana dalle aspettative.
Enzo beveva troppo. Anche lui stava passando un periodo difficile, anche suo padre non stava bene e lui aveva addosso il carico della ditta di famiglia e dei problemi del fratello minore, quasi papà a ventidue anni. Si aiutarono a vicenda in un momento in cui entrambi ne avevano bisogno. Peccato che per pariare bisognava per forza scombinarsi!
Enzo fu anche il primo ragazzo con cui Michela fece l’amore senza amore. Era convinta che non ci sarebbe mai riuscita. Ma con lui era tutto diverso, o per lo meno, Michela si illudeva che lo fosse.
In realtà durò pochi mesi, e finì tutto come era cominciato, con una ubriacata seguita da un litigio.
– Non ci siamo più chiariti- rifletteva ora Michela. Solo un messaggio, un augurio di buon compleanno (lei i compleanni non li dimenticava mai), poi basta. – Chissà che fine ha fatto-
Passarono circa tre mesi o poco più. Un giorno arrivò la telefonata di Gigi.
“ E’ un po’ tardi per chiedere scusa…”
“ Lo so, hai ragione, ma ti posso spiegare…dammene l’opportunità.”
Quella sera ci fu un chiarimento a cui Michela non voleva credere. Se avesse creduto a Gigi gli avrebbe dato sicuramente la possibilità di riprovarci ancora, e invece, almeno all’inizio, si mantenne distante. Gigi le spiegò che neanche per lui quello era stato un bel periodo. Aveva saputo che suo padre, che non viveva più con lui da anni, era stato arrestato per spaccio di non so cosa, e non si era fatto più sentire dalla vergogna.
Come non dargli il beneficio del dubbio?
Così diventò insistente, premuroso, attento come non lo era mai stato. Telefonate, inviti, sorprese… cominciarono di nuovo a vedersi, e di nuovo cominciò a nascere quel sentimento che Michela aveva combattuto per tanto tempo. Ma niente sarebbe stato più uguale.
I protagonisti erano sempre loro ma la storia era tutte da riscrivere, e Michela non se la sentiva, non ancora almeno.
Così, un venerdì sera che Michela aveva deciso di uscire con le amiche, Gigi si presentò al locale dove stavano e disse a Michela che doveva parlarle.
“ Hai ragione, ho sbagliato, ti chiedo mille volte scusa, ma ti ho spiegato perché l’ho fatto. Sono stato uno stupido, tu sei una persona troppo speciale, non posso perderti, non voglio perderti… Stasera a cena ne parlavo con mia madre, le dicevo quanto sei fantastica, e quanto avrei voluto tornare indietro per rifare tutto” E con le lacrime agli occhi, mentre le teneva le mani “ Io sono innamorato di te…”
Per quanto tempo aveva aspettato quel momento, per quanto aveva desiderato sentirsi dire quelle parole, eppure in quel momento, l’unica cosa che sentiva Michela era diffidenza.
“ Mi dispiace, ma io non ti amo…” gli disse. “ Forse, se le cose fossero andate in modo diverso, a quest’ora non saremmo qui a parlarne, ma, tutto quello che di bello provavo all’inizio verso di te, ora si è tramutato in semplice affetto.”
“ Non posso proprio fare nulla per farti tornare quella di prima?” le chiese Gigi speranzoso.
“ Non credo…”.
Michela era stata male i giorni seguenti. Gigi continuava a mandarle messaggi e lei continuava a chiedersi come mai non riuscisse più a crederlo. – Se non è riuscito Gigi a farmi tornare quella di prima, non ci riuscirà nessuno- pensava. Infondo, provava ancora un forte sentimento per lui, ma non se la sentiva di ricominciare a mettersi in gioco in quel momento, non dopo tutta la sofferenza che Gigi non aveva voluto condividere con lei, perché, poteva metterla come voleva, ma non si era comportato affatto bene. Poteva aver avuto anche la giustificazione migliore del mondo per non farsi sentire ma, il tempo e il coraggio per una telefonata si trova sempre quando è importante.
Poche settimane, e Michela seppe da conoscenti in comune che Gigi stava uscendo con una ragazza.
– Meno male che era innamorato di me!!!- diceva alle amiche, sfogando la delusione – che stronzo!- pensava, ma dentro aveva una bomba che occorreva disinnescare prima che esplodesse causando guai.
Non aveva più sentito Gigi, né aveva mai saputo chi fosse la misteriosa ragazza con cui stava uscendo. Non fino a quella sera.
Ora riusciva a capire tutti quegli strani atteggiamenti, le incongruenze, le bugie… Quante volte Alessia le aveva detto che non sarebbe uscita e poi si veniva a sapere che l’avevano vista da qualche parte con un ragazzo, di cui non le aveva mai rivelato il nome… una volta era un cugino, un’altra l’amico di un’amica…
Poi un giorno le aveva detto “ Ho incontrato Gigi al Garden, mi ha chiesto di te,ci siamo presi un caffè insieme, poi ci siamo scambiati i numeri di telefono,secondo me vuole tenersi aggiornato su quello che fai…”
– Ma che scusa è questa? E io ci ho pure creduto…-
Mercatello. Ormai Michela era arrivata a casa. Chiudendo il portone guardò il cielo…
“ La vedi quella stella? La più luminosa di tutte?” le aveva detto una volta Gigi “ Guardala quando io non sono con te e pensami perché anch’io la guarderò sempre pensando a te, così anche quando saremo lontani, questa stella ci farà sentire vicini…”
Dall’altra parte della città due ragazzini si scambiavano effusioni nella notte, senza il timore di essere visti, né la paura di essere giudicati. Si scambiavano baci senza ma e senza perché.
Lo facevano e basta.
Michela ricominciò a piangere. Guardò l’orologio, erano le due e un quarto, non troppo presto, né troppo tardi. Non se la sentiva di tornare a casa in quello stato, se l’avesse vista sua madre, avrebbe cominciato a fare domande, e lei veramente non se la sentiva di rispondere.
Uscì di nuovo dal portone. – Ora chiamo Adamo, vedo proprio dove sta.-
Adamo era un ragazzo gay che Michela conosceva praticamente da quando era bambina, e di cui apprezzava due cose più di tutte: la schiettezza e la disponibilità. Era sicura che se fosse stato in giro l’avrebbe raggiunta.
“ Pronto, Adamo sono io dove sei?”
“ Sto in centro con un amico, tu?”
“ Io sono sotto casa…” la voce rotta dal pianto.
“ E’ successo qualcosa? Perché stai piangendo?”
“ Ho litigato con Alessia, si è messa con Gigi…”
“ Sto arrivando, non ti muovere, aspettami sotto casa.”
Michela si sedette sul bordo del marciapiede, non lontano dal suo portone. Non faceva freddo, ma avvertiva alcuni brividi, forse a causa del pianto.
– Non tengo neanche una sigaretta- . Certo che è strano, si dice che i fumatori abusino del tabacco quando sono nervosi, ma Michela aveva finito le sigarette da un pezzo e non se n’era accorta proprio. Forse non era nervosa quanto era triste.
Era stata una fortuna che Adamo fosse in giro. Era mercoledì sera e, anche se stava cominciando l’estate, non c’era molta gente per la strada, almeno tra le persone che conosceva, tra quelle con cui avrebbe potuto parlare.
“ Questo è proprio bono, non lo lasciare!” le aveva detto Adamo quando aveva conosciuto Gigi. E a lui: “ Mi raccomando, l’affido a te, falle mettere la testa a posto, ha bisogno di essere guidata!”
“ Farò del mio meglio” aveva risposto Gigi con uno sguardo di chi vuole dire tutt’altro. Per la serie – Devo trovare chi me la fa mettere a me la testa a posto!-
Quella sera erano andati a mangiare qualcosa loro tre insieme, perché Michela aveva parlato a Gigi di Adamo e viceversa. Erano entrambe due persone importanti, e lei sperava andassero d’accordo.
Adamo c’era sempre stato per lei, in qualsiasi momento importante aveva mostrato interesse e solidarietà. La capiva come nessuna amica sapeva fare.
In effetti, a parte Alessia, Michela non aveva frequentato molte ragazze negli ultimi anni.
Ogni tanto era uscita con le sue compagne di classe, quando si organizzavano le uscite di gruppo, ma da quando stava all’università, aveva perso di vista quasi tutte.
Continuava a sentire Giorgia, e qualche volta Lucia, ma solo per telefono.
E poi Manuela. Lei era da sempre la sua migliore amica. Ma era fidanzata da quattro anni e non riuscivano a vedersi che una volta ogni tre settimane, anche perché lei abitava a una trentina di chilometri da Salerno, e nessuna delle due aveva l’auto.
– Domani mattina la chiamo- ,pensò Michela, mentre tirava fuori dalla borsa un altro fazzoletto. A furia di piangere le era venuto il raffreddore. – Mi succede sempre così-.
Adamo arrivò sotto casa di Michela sgommando. Non era solo, ma appena lo vide Michela si sentì sollevata.
Scese dalla macchina e corse ad abbracciarla. Michela ricominciò a piangere.
“ Che è successo?” chiese con aria preoccupata.
“ Te l’ho detto, Alessia sta con Gigi”.
“ Ma come l’hai saputo?”.
“ Me l’ha detto lei.”
“ Vabbè, sali, ce ne andiamo da qua sotto mi spieghi meglio.
L’amico di Adamo che era in macchina, Paolo, lasciò sedere Michela avanti e si mise dietro ad ascoltare anche lui il racconto confuso della ragazza. Si vedeva che era sconvolta, e non gli andava di fare commenti. Solo ogni tanto gli scappava qualche “ Che stronza!” , finchè alla fine disse “ I’ c’ess fatt na facc e’paccher!”
Ma in alcuni momenti alla violenza non ci pensi proprio, non ne hai proprio la forza. Quando ti senti distrutta dentro, anche la persona più debole potrebbe fari male.
“ Tieni, fuma!” Adamo continuava a offrire sigarette.
Ormai Michela parlava con una voce roca e spezzata, e aspettava una parola che le avesse confermato che lei era nel giusto e che loro due avevano sbagliato.
“ Ma tu glielo avevi detto ad Alessia che eri ancora innamorata di lui?”
“ Certo che glielo avevo detto. Due mesi fa,al mio compleanno. Le ho detto che c’ero rimasta male che Gigi non mi aveva mandato neanche un messaggio perché io al suo compleanno gli avevo fatto gli auguri. Lei allora mi ha chiesto perché ci tenevo così tanto se non ero voluta tornarci insieme, ed io le ho detto che anche se non ero voluta tornare insieme a lui non significava che non ne ero più innamorata, che stavo facendo un grande sforzo a dimenticarlo, e che se l’avessi visto con un’altra sarei morta dal dolore”.
“ E lei?”
“ Lei niente. Ha cambiato discorso. Che avrebbe potuto dire? Già si stavano vedendo.”
“ Ma lei dov’è andata quando sei scesa dalla macchina?”
“ Che ne so”
“ Non ti ha provato a chiamare sul cellulare?”
“ No, ma comunque mi pare che non avesse soldi sulla scheda”
“ Ora passiamo sotto casa sua, vediamo se si è ritirata”
Fecero un lungo giro con l’auto, erano arrivati quasi a Giovi quando decisero di tornare indietro.
La città addormentata era bellissima col suo manto scuro di notte. Le luci gialle sullo sfondo del panorama brillavano come lucciole d’estate. Il mare, indistinguibile, si perdeva tra i palazzi. Da lontano arrivava il borbottare costante di un treno, che attraversando la città lungo le rotaie, disturbava il suo sonno.
Adamo si fermò improvvisamente in una piazzola che fiancheggiava la strada. C’era una specie di struttura in pietra che doveva aver avuto un qualche ruolo comunale in passato, dove Adamo salì a mirare la scena.
“ Quando avevo sedici anni, e non potevo parlare con nessuno dei miei problemi di sesso, spesso venivo qua sopra a pensare, e a godermi Salerno. Da qualche parte, sulla pietra, deve esserci scritta una frase… dov’è? Eccola qua. Guardate: -Le cose di cui ci sentiamo assolutamente sicuri non sono mai vere-. Non l’ho scritta io, non so neanche da dove venga, ma l’ho trovata in un momento in cui avevo bisogno di sentirla. Buffo, no? Andiamo adesso.”
Era da circa un’ ora e mezza che Adamo, Michela e Paolo, si rigiravano la città. Arrivarono sotto casa di Alessia. Abitava in un piccolo parco col cancello non funzionante, per cui chiunque avrebbe potuto entrare.
“ La macchina di Gigi!” bisbigliò Michela mentre si avvicinavano.
“ Stanno là insieme” le diceva Adamo sbirciando nell’oscurità “ stanno parlando”
“ Per favore, andiamocene.”
Peggio di quanto potesse immaginare. Lui e lei, davanti ai suoi occhi. Erano sei mesi che si vedevano ma solo stasera che Alessia glielo aveva detto li aveva visti. Neanche la fortuna di scoprirli da sola!
“ Deve avere pure la soddisfazione di avermelo detto lei!” diceva Michela mentre Paolo entrava nel portone. Tornava a casa. Forse era meglio che i due amici parlassero un po’ da soli.
Andarono alla cornetteria “ Due pinguini e una confezione di latte da mezzo litro, quello al cioccolato”. Dopo tutta questa sofferenza ci voleva una ricarica di zuccheri non indifferente.
– Altro che carenza d’affetto, sarebbe un pallido eufemismo rispetto a ciò che provo!-
Si fermarono nel parcheggio del mercato di Torrione. Non c’era nessun altro a parte loro, e una ypsilon con due tipi che fumavano una canna.
Mangiando il cornetto, l’umore sembrava salire. Michela stava cominciando a vedere le cose da una prospettiva diversa.
“ Evidentemente doveva andare così. E’ inutile farsi il sangue amaro. Gigi sapevo già che tipo era, solo che mi ero illusa di essere stata importante per lui, come lui lo è stato per me…”
“ Ma ad essere stata importante lo sei stata, altrimenti non ti avrebbe cercato di nuovo quando tutto era finito tra voi. Stammi a sentire, le femmine sono troie, era Alessia che non si doveva proprio permettere di fare la scema col tuo ex, non lo doveva neppure guardare!”
“ Ah, lei poi… Un’amica così è meglio perderla che trovarla. Alla fine, tutto può succedere, è normale che il cuore non si comanda e che è possibilissimo innamorarsi dell’ex di una persona che conosci, ma non dell’ex di un’amica con cui condividi pane, cesso e pensieri… o almeno così fai credere. Questo è proprio un colpo basso. Allora devo pensare che se non mi ha spinto a tornare insieme a lui è perché le piaceva già?”
“ Ma secondo me si… Lui invece, lo sta facendo per farti uno schiattiglio. Questo ci sta un poco e poi si scoccia e la lascia, poi ti faccio vedere”
“ Ma io non so più che pensare… comunque, la ruota gira…dovrà succedere anche a lei prima o poi”.
Parlarono ancora un po’, e il tempo trascorse veloce.
Erano le cinque quando Michela arrivò sotto casa.
Mentre saliva le scale, ripensava alla scena di Gigi e Alessia in macchina insieme. I loro volti, i loro lineamenti, le persone con cui aveva vissuto così tanto di quello che era stato, insieme, contro di lei.
Per ogni persona che esulta ce n’è una che piange, e il sacrificio di uno, a volte, fa la gioia di un altro.
A cosa serviva sperare in una vendetta? Non è mica vero che la ruota gira per tutti!
La realtà era questa: Gigi e Alessia, adesso. Non importava cosa sarebbe successo domani perché l’unica cosa sicura era che niente più sarebbe stato come prima.
– Un fiore in bocca può servire, non ci giurerei…ma dove voli farfallina, non vedi che son qui…- in mente cantava, e mentre ricominciava a piangere prometteva a sé stessa che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe fatto per loro – ho bisogno d’affetto, per oggi tienimi con te…ho bisogno d’amore e di qualcosa che non c’è…-
Adesso era arrivato il momento di chiudere il capitolo Gigi. Domani si sarebbe svegliata, avrebbe studiato, poi avrebbe chiamato un’amica e sarebbe andata a fare un giro. Il suo principe azzurro poteva essere dietro l’angolo ad aspettarla.
Arrivata a casa,si ricordò che un ragazzo che aveva conosciuto un paio di settimane prima le aveva mandato un messaggio quella sera,e ancora non gli aveva risposto. Cominciò a scrivere : “ Stasera è arrivata l’estate per me, la stagione che preferisco. Ho tante cose da fare ma il tempo per un caffè si trova sempre. Decidi tu quando. Un bacio, a presto.”
Quando siamo lontani dalle persone che amiamo, speriamo sempre che stiano bene e che siano felici, anche lontano da noi. E’ solo quando perdiamo questa speranza che le perdiamo veramente.
Michela aprì il diario, avrebbe voluto raccontare quanto era accaduto quella notte ma era troppo stanca per scrivere. Annotò solo una frase che le era venuta in mente mentre parlava con Adamo in macchina. Uno dei soliti aforismi di Oscar Wilde.
4 giugno : “Nelle questioni di massima importanza, l’essenziale è lo stile e non la sincerità”.
Si addormentò in due minuti, aveva passato una giornata molto lunga e quella di domani lo sarebbe stata ancora di più.
Dall’altra parte della città, Gigi e Alessia facevano l’amore. La loro prima volta.
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